mercoledì 7 settembre 2011

SULLE VARIANTI AL PIANO REGOLATORE


(omissis) provvedimento assolutamente carente nell’ istruttoria che l’accompagna, sì da meritare la sorte del ritiro.
Sappiamo bene, tuttavia, quanto questa maggioranza sia sorda alle sollecitazioni della minoranza a rivedere le proprie posizioni, salvo poi a ritornare sulle stesse, quasi sempre a tempo scaduto, e dando così ragione successivamente  alle tesi della minoranza; anche questo provvedimento ne è un più che eloquente esempio.
(omissis) il percorso seguito per la formazione di varianti al PRG  in aperta violazione della legge in materia ambientale; ci limitiamo in questa sede a denunciare vistose omissioni in sede di elaborazione di documenti destinati ad avere indubbie incidenze ed inevitabili riflessi, peraltro pregiudizievoli, sugli assetti ambientali del nostro territorio; intendendosi  l’ ambiente, naturalmente, in quella accezione ampia declinata dal legislatore del 2006; ed è ben strano che tali omissioni non siano state colte né dal vertice tecnico-amministrativo né dal vertice politico. Saranno altre le sedi, a questo punto, deputate a rilevare tali mancanze e a coglierne le eventuali motivazioni.
Oggi sta di fatto che vi accingete ad approvare un provvedimento che non si fa carico, come si imponeva, di conformarsi alle regole procedimentali scandite dal codice dell’ ambiente.
Noi vi proponiamo, pertanto, il ritiro, ma conosciamo la vostra risposta: abbiamo i numeri e andiamo avanti ad ogni costo.
Ribadendo, qui e a questo punto, quanto già sostenuto nelle precedenti sedute del Consiglio e di Commissione, sono diverse le perplessità che, a nome del gruppo Nuovaideadomani, sollevo, al di là dei vizi formali, prima denunciati, che irretiscono insanabilmente il provvedimento de quo, minandolo alla base sotto il profilo della legittimità.
Intanto è un provvedimento che si appalesa totalmente carente e contraddittorio nella motivazione, perché segnala generici profili di scarsa chiarezza o in taluni casi d’ irrazionalità delle N.T.A che costituirebbero terreno di coltura per contese giudiziarie; a questo punto sarebbe stato doveroso documentare tali profili e la natura del contenzioso (quale?) da cui gli stessi sarebbero stati attinti, per comprendere se non vi sia, ad esempio, un ricorso strumentale  (così peraltro lo definisce  la stessa  relazione tecnica con evidente contraddizione) ad un contenzioso per vedere affermati interessi personalissimi, cui oggi si vorrebbe dare risposta; si parla di istanze dei tecnici, ma non si capisce in che cosa si sostanzino, perché una cosa è accogliere un’istanza, quando costruttiva e tesa a migliorare, altra è venire asetticamente e passivamente incontro alle esigenze dei tecnici; e queste sono davvero il Vangelo, sono state ben vagliate e scrutinate, atteso che il Prg e le N.T.A recano la firma di uno dei più apprezzati urbanisti che ha lavorato con scrupolo, tanto che la sua opera ha superato il vaglio di autorevoli consessi giurisdizionali?
Abbiamo, invece, il fondato motivo di ritenere che, dietro, l’apparente motivazione di agevolare il compito degli operatori (che di per sé non è finalità degna di tutela se le problematiche sollevate fossero strumentali perché la P.A. non può demolire un PRG solo per facilitare il compito del privato), si nasconda l’ obiettivo più che leggibile di pervenire, attraverso queste variazioni, ad una sistemazione deteriore di ben individuati ed individuabili interessi che poco hanno a che vedere con la dichiarata finalità di superare criticità che la pratica applicazione avrebbe disvelato nel corso degli anni.
Quanto  alla definizione che si dà di altezza massima, pur consapevoli della necessità, forse, di superare qualche marginale aspetto di criticità, non possiamo tuttavia accettare che da una distorta applicazione di tale rivisitazione definitoria possa derivarne l’effetto nefasto, sotto il profilo paesaggistico, dell’alterazione di una corretta lettura dell’andamento orografico del nostro territorio soprattutto nelle aree che rivestono specifiche caratteristiche dal punto di vista dei valori ambientali.
Identica valutazione deve ritenersi sovrapponibile  alla precedente in relazione alla norma che si vorrebbe rivisitare relativa alla volumetria massima ammissibile.
Con riguardo poi alla norma, anch’ essa oggetto di rivisitazione, relativa alla distanze tra le costruzioni, non condividiamo in alcun modo la prospettiva, incidente negativamente sulla qualità dell’abitare, che, con la riduzione delle distanze tra i fabbricati a sei metri, si realizzi di fatto un sviluppo urbanistico caratterizzato sostanzialmente da agglomerati edilizi ammassati, in barba anche alla supreme esigenze della permeabilità dei suoli.
Entrando, poi, nel merito delle ulteriori modifiche apportate alle NTA, intanto, la questione di poter omettere dal volume del fabbricato la quota destinata ai parcheggi privati, ci  porta a far presente che, specie nelle zone a vincolo paesaggistico e di valore ambientale riconosciuto, come quelle insistenti, di fatto e di diritto, su Cassano, é stato  statuito da diverse sentenze anche del  Supremo  Consesso di giustizia amministrativa che ogni tipo di volume determina una alterazione dello stato dei luoghi, quindi tale volume non può essere omesso dal computo contrariamente a quanto la variante si propone di fare.
Riguardo all'esclusione del volume del vano scala per la determinazione dell'equivalente superficie da riservare quali parcheggi privati, anche qui, la legge 122/89 parla di volume costruito, quindi lordo.
In relazione alle aree libere sottoposte a progettazione unitaria, si potrebbero spalancare le porte a dei contenziosi sino ad oggi evitati; infatti, alcuni proprietari potrebbero essere lesi nell’ esercizio del proprio diritto ad edificare; ma al di là di ciò, si toglie linfa ad un PRG che vuole evitare che si proceda in termini individualistici, a dispetto delle superiori ragioni di un armonico e razionale sviluppo del territorio che può garantirsi solo attraverso forme di pianificazione unitaria e sottratta all’ arbitrio del singolo. Non consentiremo, dunque, mani libere sulla città a dispetto dei canoni di corretto ed armonico sviluppo urbanistico del nostro territorio, perché ciò significherebbe archiviare una storia splendida di ostinata e strenua difesa dei fattori antropici, naturalistici, paesaggistici, architettonici, culturale ed economici del nostro territorio.
Andrebbero, inoltre, inseriti dei criteri per individuare uno o più ambiti della attuale zona industriale ove introdurre la destinazione d’ uso commerciale, ma non sottrarre tutte le aree alla vocazione produttiva e artigianale, con conseguente deformazione ed alterazione della vocazione identitaria di quell’ area come destinata ad insediamenti produttivi; si rischia uno stravolgimento globale della destinazione che, solo per “sanare” situazioni contigue ad interessi particolari, anch’essi ben identificabili, avrebbe riflessi pregiudizievoli difficilmente controllabili e governabili, sotto ogni profilo, sull’ assetto socio-economico del nostro territorio; senza considerare, per altro verso, che  allontaneremmo dalla città residenziale funzioni che svolgono un ruolo insostituibile, all’ interno del tessuto comunitario, di fatto  delocalizzandole. Ma non si predicava altro nei programmi di quest’ amministrazione per la rivitalizzazione del paese e del suo centro storico, in particolare?
Complessivamente, oltre a quanto già denunciato in merito a palesi violazioni della normativa ambientale, sotto il profilo procedurale e contenutistico, queste varianti sostanziali, considerate globalmente e non certo negli aspetti di dettaglio, non trovano alcuna motivazione ragionata supportata da dettagliata relazione tecnica; tanto più v'é che molte di esse si connotano come risposte puntuali e non disinteressate, quasi nominative, giammai inserite in un programma organico che abbia, come s’ impone, di mira la tutela dell’ interesse generale.
L'idea di crescita della cittadina, che siamo stati chiamati ad amministrare, ci allontana: non é possibile dopo oltre due anni di governo Di Medio attuare per parti sedicenti rivisitazioni dello strumento urbanistico, procedere a tentoni, inserire alla giornata modifiche; i cittadini, sicuramente quando l'hanno votata, Sindaco, si aspettavano altro; noi, avremmo agito diversamente in linea di continuità con gli obiettivi inderogabili di tutela dell’ ambiente, di sviluppo armonico del territorio soprattutto in recepimento delle sopravvenute norme ambientali, legate anche al risparmio energetico; non certo mostrandoci proni agli interessi di pochi che vogliono consegnarci una qualità dell’ ambiente e del vivere non in linea con quei canoni.
Grazie.

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